Cosa fa lo psicologo in RSA? La figura dello psicologo in RSA non è scontata ma negli ultimi anni è sicuramente in crescita. Lo psicologo nelle case di riposo è, infatti, una risorsa sempre più apprezzata e garante del benessere psico-fisico degli ospiti e degli operatori. Si tratta dell’ambito della psicogeriatria.
Oltre a questo lo psicologo in RSA che si trova a dover affrontare la malattia mentale deve fare i conti con diminuite risorse cognitive (spesso vi è un vero e proprio decadimento cognitivo) e con la necessità di un intervento efficace ed efficiente. Necessariamente deve essere coinvolta tutta l’equipe sanitaria.
Cosa fa lo Psicologo in RSA
Lo psicologo in RSA è una figura eclettica, flessibile e dalla spiccata vocazione sanitaria. Lavora a stretto contatto con l’equipe medica e degli infermieri. Psicologo in RSA, cosa fa? Generalmente si occupa di:
- Valutazione cognitiva dei pazienti tramite test standardizzati (MMSE, MOCA, test di Rey, SPMSQ, CDR…).
- Valutazione di psicopatologia pregressa o in atto.
- Monitoraggio della performance cognitiva a 1, 3, 6 mesi confrontando i risultati dello stesso test a distanza di tempo.
- Supporto psicologico per sindromi depressive, ansiose, di adattamento o di altra natura psicopatologica.
- Realizzazione dei P.A.I., piani assistenziali individuali.
- Individua i problemi psico-cognitivi dell’ospite e predispone un piano di obiettivi e di strategie per raggiungerli.
- Coordinamento e progettazione delle attività ludiche ed educative.
Quali obiettivi per gli ospiti
Gli obiettivi sul singolo paziente che, generalmente, lo psicologo deve perseguire in RSA sono:
- Mantenere il quadro cognitivo o contenerne il peggioramento.
- Favorire l’adattamento della persona alla struttura.
- Raggiungere o mantenere uno stato d’animo tranquillo e sereno.
- Raggiungere o mantenere una buona compliance terapeutica.
Quali strategie per lo Psicologo
Ho constatato che produce buoni risultati diminuire la lunghezza degli incontri aumentandone la frequenza. Invece che incontri di 60 minuti si può puntare a 30-40 minuti, con frequenza di 2 o 3 incontri settimanali nella fase iniziale che si andranno via via a diradare secondo necessità. Questa configurazione dei colloqui permette all’anziano di non affaticarsi in un’attività eccessivamente prolungata ed emotivamente carica. Inoltre l’aumentata frequenza permette di dare più facilmente un senso di continuità al percorso, anche nei casi di decadimento della memoria.
L’intervento principale, in molti casi, può essere il supporto psicologico. Altri interventi comprendono:
- Stimolazione cognitiva.
- Stimolazione della socialità in piccolo o grande gruppo.
- Facilitazione nella creazione di legami con altri ospiti.
- ROT (Reality-Orientation Therapy o terapia di orientamento alla realtà) sia formale che informale.
- Modello gentlecare di Moyra Jones, che trovi nell’approccio protesico il fondamento della cura psicologica ed educativa.
Efficacia del supporto psicologico in RSA
Il supporto psicologico risulta generalmente efficace con i pazienti in RSA. Il motivo principale è che l’anziano trova una persona con la quale stabilire un legame significativo, da considerare punto di riferimento all’interno della struttura. Inoltre beneficia dell’ascolto empatico e attivo, essendo generalmente ben disposto alla condivisione ed al racconto.
A questo si sommano le varie tecniche psicologiche specifiche per ogni eventuale psicopatologia presente nella persona.
Per approfondire l’argomento
Per esplorare ulteriormente il tema dello psicologo in RSA e della psicogeriatria consiglio di approfondire il modello gentlecare di Moyra Jones. Realizzato grazie all’osservazione e allo studio del padre affetto da Alzheimer costituisce una risorsa per psicologi, educatori e tutto il personale sanitario in RSA.
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