L’impatto dei social sulla nostra Vita Quotidiana
Oggigiorno è diventato un fenomeno comune vedere persone incollate ai loro dispositivi, persino durante momenti sociali cruciali come una cena fuori. Marco Tomasin solleva una questione importante riguardo l’uso incessante dei nostri telefoni, in particolare dei social network, mettendo in luce come questi strumenti stiano radicalmente modificando il nostro comportamento quotidiano e riducendo la nostra capacità di concentrazione. Egli evidenzia la maniera in cui i social media non solo distraggono, ma impoveriscono le interazioni umane dirette, sostituendo gli scambi ricchi e significativi con connessioni superficiali. Ad esempio, in un ambiente come il ristorante, dove tradizionalmente si valorizzano la conversazione e la condivisione di esperienze, la presenza invadente dei social network spinge gli individui a concentrarsi sui loro schermi anziché sulle persone presenti. Questa erosione della comunicazione faccia a faccia contribuisce a una crescente alienazione sociale e a una riduzione dell’empatia tra le persone. Marco Tomasin sottolinea come questa distrazione costante ci allontani dai nostri obiettivi di vita più profondi e significativi, suggerendo che per realizzare pienamente le nostre ambizioni e per vivere una vita ricca e appagante dobbiamo riconquistare la capacità di concentrarci sul momento presente e sulle interazioni umane autentiche, liberandoci dalla costante presenza opprimente dei social network.
La distrazione costante
Marco Tomasin parlando dei social dice che la nostra capacità di concentrazione sta diminuendo. Ricorda quando era studente e come l’uso eccessivo dei social network distraesse dallo studio e dalle attività produttive. Gli smartphone sono diventati una fonte costante di distrazione, tanto da non renderci conto del tempo che passiamo su piattaforme come Instagram e TikTok. In effetti, Marco ha ragione: c’è un motivo ben preciso per cui i social sembrano progettati per catturare incessantemente la nostra attenzione. Queste piattaforme hanno un interesse economico a mantenerci incollati ai nostri schermi il più a lungo possibile. Più tempo passiamo online, più annunci pubblicitari possiamo visualizzare e più dati possono essere raccolti sulle nostre abitudini e preferenze. Questo profiling dettagliato permette ai social di offrire pubblicità sempre più mirate, aumentando la loro efficacia e, di conseguenza, i loro introiti. Quindi, l’ingegneria dei social media non è solo una questione di connettività o condivisione: è una macchina sofisticata progettata per la monetizzazione della nostra attenzione e dei nostri dati personali. Ricordiamoci che il sindaco di New York ha fatto causa ai social sollevando motivazioni simili.
Modalità zombie
Secondo Marco, i social ci spalancano le porte a quella che lui chiama “modalità zombie“. Questa trasformazione avviene perché i social ci bombardano con stimoli visivi e sonori che catturano la nostra attenzione più di qualsiasi altra cosa nella nostra vita quotidiana, rendendo tutto il resto noioso e meno interessante. Questo effetto è evidente quando, per esempio, confrontiamo la lettura di un libro classico con la navigazione sui social. Insomma un libro è piatto e contiene solamente parole su sfondo bianco, quando va bene c’è qualche immagine. Dal punto di vista neuropsicologico i social media causano il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore legato al piacere e alla ricompensa, attraverso meccanismi simili a quelli del gioco d’azzardo. Ogni volta che riceviamo una notifica, un “mi piace”, o una risposta, il nostro cervello rilascia una piccola quantità di dopamina. Questo processo ci fa sentire felici e soddisfatti temporaneamente. La natura imprevedibile di queste ricompense digitali fa sì che continuiamo a tornare sui social per cercare quella sensazione di gratificazione, creando un ciclo di dipendenza simile a quello che si verifica con altre attività compulsive.
Standard irraggiungibili e continua pressione sociale
Marco Tomasin racconta il suo rapporto coi social evidenziando come spesso promuovano uno standard di vita irrealistico e inaccessibile. Questi standard possono portare a sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione, poiché tendiamo a confrontare la nostra vita quotidiana con le “vite perfette” che vediamo online. Questa pressione sociale è costante e può influenzare negativamente il nostro benessere emotivo.
Un esempio chiaro di questo fenomeno si vede nella vita degli influencer, che spesso postano immagini di vacanze lussuose, pasti raffinati e momenti di successo quotidiano, dando l’impressione di una vita senza sforzo e costantemente entusiasmante. Queste rappresentazioni possono far sembrare che il loro stile di vita sia facilmente raggiungibile, mentre in realtà sono il risultato di accurata selezione e presentazione di ciò che viene mostrato. Il confronto con queste immagini curate può far sentire gli utenti ordinari come se le loro vite fossero meno interessanti o soddisfacenti, contribuendo a un ciclo di insoddisfazione e ricerca continua di approvazione attraverso i like e i commenti.
Marco esemplifica molto bene questo concetto con una frase: “quando avevo un canale Youtube da 500.000 iscritti vi facevo vedere i miei viaggi a Dubai, Amsterdam e Madrid. Non vi ho mai mostrato tutte le (numerose) volte che divoravo biscotti e latte caldo, depresso sul divano”.
Effetti sui nostri stili di vita
I social non solo modificano la nostra percezione del successo e della felicità, ma influenzano anche il nostro stile di vita in modi più diretti. Marco sottolinea come l’uso dei social prima di dormire possa alterare i nostri ritmi sonno-veglia, riducendo la qualità del nostro riposo e, di conseguenza, la nostra energia e motivazione quotidiana. Appare evidente che il mondo digitale abbia dei forti effetti anche sul nostro mondo reale. Altri effetti negativi dei social sono:
- Ansia e stress: gli studi suggeriscono che una costante esigenza di verifica dei social media potrebbe aumentare i livelli di ansia e stress, specialmente quando gli utenti si confrontano con gli standard apparentemente irraggiungibili mostrati online.
- Dipendenza: gli esperti ritengono che i social media possano creare una forma di dipendenza comportamentale, in cui gli utenti sentono un bisogno compulsivo di controllare i loro account frequentemente. A proposito, se pensi di essere dipendente puoi fare il mio test gratuito sulla dipendenza da social.
- Problemi di autostima: si pensa che l’esposizione costante a immagini idealizzate di altri individui possa causare problemi di autostima, inducendo gli utenti a sentirsi insoddisfatti della propria realtà.
- Isolamento sociale: paradossalmente, nonostante il loro obiettivo di connettere le persone, i social network potrebbero contribuire all’isolamento sociale, sostituendo le interazioni faccia a faccia con quelle online, spesso meno significative.
- Distrazione: si considera che l’uso frequente dei social media durante il giorno possa distrarre da attività produttive, compromettendo la capacità di concentrarsi su compiti importanti o impegnativi.
Ritrovare il controllo
Concludendo, Marco Tomasin sostiene che possiamo riconquistare il controllo sulla nostra vita applicando regole semplici ma efficaci:
- No al telefono la mattina per la prima ora dopo il risveglio,
- No ai dispositivi elettronici un’ora prima di dormire,
- Mantenere il telefono lontano mentre si studia o si lavora.
Propone anche una sfida: disinstallare Instagram e TikTok per 30 giorni per sperimentare direttamente gli effetti positivi di una ridotta esposizione ai social. Si tratta a tutti gli effetti di un digital detox, utile a comprendere il proprio rapporto con la tecnologia e imparare a connettersi con sè stessi.
Cosa ne penso del video di Marco Tomasin sui social?
Se non mi conosci devi sapere che mi chiamo Simone Zamboni, sono uno psicologo e lavoro insegnando alle persone il “benessere digitale“, ovvero l’uso equilibrato di internet, social e videogiochi. Questo speech per TEDxMantova Youth mi è piaciuto. Appare un po’ esagerato ed un po’ polarizzante, disconoscendo completamente la possibilità di un uso moderato dei social, ma parla della sua personale esperienza ed il discorso ha senso.