Poche ore fa assisto alla notizia che la Cina ha deciso di attuare una serie di politiche per limitare l’accesso ai videogiochi da parte dei minori di 18 anni. Si parla di 3 fondamentali misure che prevedono:
- Divieto di videogiocare dalle 22 alle 8 di mattina.
- Un tetto di 90 minuti di gioco durante la settimana e di 3 ore nel weekend e nei giorni festivi.
- Un limite di spesa online di 25€ per i minori di 16 anni e di 50€ per i minori di 18.
Il motivo di queste misure che limitano i videogiochi ai minori sarebbe prevenire il fenomeno della dipendenza da videogames che preoccupa i vertici di governo cinesi già da almeno un anno. Pare infatti che i giovani cinesi passino troppo tempo davanti allo schermo di PC e console. Inoltre nell’ultimo anno il rendimento scolastico generale è diminuito e la miopia aumentata.
Queste limitazioni sono, in realtà, regole di buon senso che un genitore attento alla crescita dei propri figli già impone in autonomia. Un intervento dello Stato su tale questione può sottolineare l’incapacità dei genitori cinesi di gestire la fruizione dei videogames da parte dei propri figli. Ma è possibile che tutti gli adulti siano davvero così ciechi di fronte ad un presunto problema che coinvolge i loro giovani?
In Italia?
La Cina ha dunque limitato l’utilizzo dei videogiochi da parte dei minori. Una simile misura nella società occidentale, e più in particolare in Italia, appare assolutamente inattuabile per questioni politico-culturali. È impensabile che lo Stato entri di prepotenza nella libera vita dei cittadini. Tuttavia è consigliabile che un genitore applichi delle regole molto precise sull’utilizzo dei videogames e può farlo prendendo spunto dalle 3 norme cinesi citate a inizio articolo.
Quali norme per i propri figli
Ritengo utile limitare le attività stimolanti nell’ora precedente a quella in cui si va a dormire, sia perchè la luce degli schermi (siano quelli del PC, dello smartphone o della televisione) può disturbare il sonno sia perchè è importante per lo sviluppo cerebrale dei giovani dormire una quantità adeguata di ore.
La quantità di tempo passata a videogiocare non dovrebbe superare indicativamente 60-90 minuti al giorno, con la possibilità di non giocare affatto se ci sono impegni scolastici, lavorativi o di altra natura che necessitano di priorità maggiore. Ad esempio se l’indomani il giovane ha una verifica molto importante di matematica è impensabile che oggi trascorra diverse ore a giocare. Questo limite può diventare flessibile nel caso in cui il giovane si stia avvicinando al mondo del gaming competitivo o abbia già iniziato a far diventare i giochi elettronici un lavoro.
Ritengo importante non sacrificare altri hobby che possono occupare parte del proprio tempo libero. In altre parole non fare in modo che il PC o la Playstation occupino la totalità del tempo che ci si prende per sè, ma ripartirlo anche con altre attività, possibilmente sportive per favorire il benessere fisico.
Attenzione a dove vengono spesi i soldi online. Alcuni videogiochi hanno al loro interno vere e proprie lotterie che sono simili al gioco d’azzardo: si possono comprare bauli magici o pacchetti in gioco che però non garantiscono di trovare l’oggetto desiderato. È come quando si compravano le figurine dei calciatori in edicola: il contenuto era tutt’altro che certo. Online però potrebbe essere più facile perdere la cognizione del denaro speso.
Infine la possibilità di giocare con i videogiochi non dovrebbe essere uno strumento di ricatto e i videogames non sono a priori la causa di ogni male. Se l’adolescente ha uno scarso rendimento a scuola e passa parte del suo tempo libero davanti alla Playstation non è detto che queste due variabili siano collegate da un legame causale.
Al di là dei consigli direi che la cosa più importante è interessarsi al proprio figlio/fratello. Capire quali titoli ludici gioca e perchè gli piacciono e chiedergli di poter osservare una partita o di giocare con lui ridurrà le distanze, il resto verrà da sè.
Immagine di copertina di https://www.everyeye.it/