Mi trovavo in macchina e, durante uno dei miei spostamenti, ascoltavo il podcast “Click, sviluppa il tuo potenziale” di Nicoletta Romanazzi.
Il cambiamento come un click
Nell’introduzione o nell’epilogo dei singoli episodi il cambiamento personale sembra descritto tramite la forma di un click mentale. Ovvero quell’intuizione che, dirompente come un fulmine, fa sorgere in noi il cambiamento. Anche se è qualcosa di piccolo esso è un passaggio rivelatore che ti rende consapevole, sbatte sulla coscienza e sorprende la mente.
Secondo questa visione quindi il cambiamento è conseguenza di un’intuizione potente. Qualcosa che prima non c’era e adesso c’è. Il frutto di un elemento perturbativo, una brusca sterzata di volante.
Credo che il cambiamento come click mentale sia plausibile e realistico. Certo però, l’intuizione deve essere accompagnata dalla volontà del singolo di superare la resistenza al cambiamento. Metaforicamente parlando il click può essere considerato come un seme, il seme del cambiamento. Deve trovare terreno fertile, altrimenti all’intuizione non conseguirà alcun cambiamento.
Il cambiamento gentile
Nei colloqui psicologici dei quali ho fatto esperienza il cambiamento raramente è conseguenza di un’intuizione dirompente (che tuttavia spesso c’è). É piuttosto l’epilogo di un lavoro delicato e gentile, fatto da prese di consapevolezza e piccoli passi.
Per riprendere la metafora del seme credo che il cambiamento gentile, al quale ambisco come psicologo, non sia semplicemente gettare un seme nel terreno sperando che attecchisca. Piuttosto è vangare la terra, concimarla, irrigala, predisporre un terreno favorevole che possa accogliere il seme, piantare il seme e prendersi cura della pianta che cresce.
Quindi in quest’ottica integrata che comprende anche la pratica psicologica il click può inserirsi come strumento, potente ma non sufficiente.
Napoleone diceva: “Siccome ho molta fretta, vado molto piano“. Il cambiamento vero e autentico, sostenibile e duraturo richiede tempo.